domenica 28 dicembre 2014


Angelo Ligotti






Angelo Ligotti nasce a Barrafranca il 18 novembre 1910 da Onofrio e da Giuseppina Piazza. Sposatosi, nel 1948, con Anna Trubia, ha avuto un figlio, Onofrio. Ultimo di sei figli (Giuseppina, Maria, Benedetto, Rosa e Rosalia), Angelo Ligotti, compiuti regolari studi si iscrive a Medicina presso l’Università di Catania dove consegue la laurea in Medicina e Chirurgia il 1° novembre 1937. Si abilita, presso l’Università di Padova nel 1938 e, nel 1939, presso la stessa Università, si specializza in Malariologia ed in Igiene pubblica. Lo stesso anno è chiamato a dirigere il Laboratorio Provinciale d’Igiene e Profilassi, reparto micrografico, di Pola (Istria), incarico che però, nel 1940, è costretto a lasciare in quanto richiamato, come tenente medico, alle armi presso il 74° Fanteria di Pola.
Promosso capitano, nel 1942, viene assegnato alla direzione del laboratorio batteriologico dell’isola di Arbe (Dalmazia).
Nel corso della seconda guerra mondiale, Angelo Ligotti partecipa a diverse azioni belliche con il 2° battaglione del 74° Fanteria, con la 57° sezione di sanità e con il 63° ospedale da campo, meritando 3 Croci di guerra.
Dopo breve malattia, Angelo Ligotti muore a Barrafranca il 17 dicembre del 1984.
Nonostante il conflitto, il lavoro e l’amore per la  ricerca portano Angelo Ligotti ad approfondire i propri studi in campo sanitario, e batteriologico in particolare, tanto che le sue intuizioni furono oggetto di pubblicazione. La malattia di Aujeszky (o pseudorabbia, malattia virale del suino causata da un Varicellovirus); Sulla filtrabilità del bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis, bacillo responsabile, nell’uomo, della tubercolosi); Sulla dissociazione batterica del bacillo di Eberth nei portatori (affetti cioè da febbre tifoidea provocata dal batterio della Salmonella); O jednom slucaju limfosarkoma rektuma (linfosarcoma rettale); Un caso di malattia di Aujeszki; Contributo sullo studio del tifo petecchiale (trasmesso dai pidocchi, ne è responsabile la Rickettsia prowazekii); furono lavori di notevole valore scientifico che incontrarono il favore del mondo scientifico di allora.
Tornato alla vita civile, consegue l’idoneità a medico provinciale e, dopo aver vinto il concorso a medico provinciale di ruolo, esercita le sue funzioni a Bologna, a Ragusa e alla direzione generale di sanità di Roma. Posto di fronte al dilemma tra una brillante carriera scientifica e l’amore per il proprio paese, Angelo Ligotti non ha dubbi: rinuncia alla carriera per fare l’ufficiale sanitario e il medico condotto a Barrafranca.
La grande passione per la storia e l’archeologia, però, gli fecero abbandonare le vie scientifiche cui aveva dedicato parecchio tempo e non poche fatiche. Ogni pietra, ogni coccio, ogni buco scavato nella roccia, rappresentavano per Ligotti una pagina di storia scritta secoli e secoli prima. Completamente attratto da questi studi, non perdeva occasione per intrufolarsi (anche durante le vacanze fatte assieme alla moglie) in una biblioteca o in un archivio a sfogliare documenti o atti che potessero fare luce sul passato del nostro territorio.
Le sue intuizioni lo portarono ad approfondite investigazioni e ricerche che divennero argomento di studio. Collaborò con Paolo Orsi in moltissime ricerche della Sicilia orientale. Fu anche con Biagio Pace, impegnato in una serie di indagini archeologiche in centri romani dell’Isola. A tal proposito, il Ligotti ebbe a scrivere sul “Giornale d’Italia”: «La luminosa giornata vissuta interamente ed intensamente accanto all’illustre archeologo Biagio Pace che proveniente dalla sua Comiso è venuto a Mazzarino ospite graditissimo del Sindaco Siciliano, della sua gentile consorte, di personalità ed amatori, ha avuto alla fine il gradito epilogo quando al ritorno dall’interessante gita a Sofiana (...) abbiamo avuto la sicurezza di collocare Philosophiana tra le città conosciute». Da queste parole traspare l’uomo, lo scienziato, l’amante appassionato della sua terra.
Numerosi sono gli studi pubblicati, tra il 1950 e il 1960, da Angelo Ligotti per la Società Siciliana per la Storia Patria o per l’Accademia Nazionale dei Lincei, che «rappresentano - scrive Litterio Villari -, un primo serio apporto sia alla ricostruzione storica di fatti e di avvenimenti verificatisi in antico nell’alta valle del Gela, e sia alla identificazione di alcuni toponimi di età sicula, greca e romana».
Numerose, dicevamo, furono le pubblicazioni che videro la luce nel corso dei suoi studi storici e archeologici. Prima fra tutte:
Topografia antica del “Casale” presso Piazza Armerina, dove il nostro storico fa uno studio accurato e scientifico della topografia del territorio dove si trova il Casale della villa romana. A questa pubblicazione seguirono:
Note sulla Chiesa di S. Niccolò “in territorio Commecini”, dove si descrive la corretta identificazione della chiesa, apparsa per la prima volta in un diploma del 1125, in passato posta “falsamente” in diverse parti della Sicilia, ma che in realtà deve localizzarsi nei pressi del bivio Sitica, dove sorge la vecchia casa Guerreri.
Note su Philosophiana e Calloniana alla luce di nuovi rinvenimenti archeologici ci descrive, con minuzia di particolari, i praedia di Philosophiana e Calloniana che si trovavano lungo l’antico Itinerarium Antonini, il tracciato cioè che congiungeva Catania con Agrigento.
Barrafranca (Enna) - Rinvenimenti archeologici nel territorio, panoramica descrittiva e fotografica dei rinvenimenti fatti, nel corso degli anni, nel territorio attorno al nostro centro abitato.
Notizie su Convicino (L’Hibla Galatina sicula, la Calloniana romana), detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti, è di sicuro l’opera più importante di Angelo Ligotti, anche se noi non condividiamo qualche sua ipotesi. Sul sito di Convicino, infatti, molto è stato detto e molti sono stati gli storici che hanno creduto di individuarlo definitivamente. Per la verità l’unica cosa certa, e qui siamo d’accordo con Angelo Ligotti che non mostra dubbi, è che Convicino altro non è che la Calloniana di epoca romana, detta anche Ghalwàliya da Aziz Ahmad, Ghalûlia o Ghallûlia da Michele Amari. Dove, invece, non siamo d’accordo col Ligotti è quando, nel ricostruire i vari periodi storici di Barrafranca, e nell’identificare i siti, afferma che Calloniana sorse su un precedente Casale denominato Hibla Galeota o Galatina. Nel libro in questione, infatti, l’autore scrive testualmente: «Ora al nostro centro abitato, documentato da antichi diplomi dell’XI sec., che affonda le sue radici in un abitato romano e nella Galata interna sicula colonizzata dai greci, detta anche “Hibla Galeota” o “Galatina”, e che vitale in epoca Bizantina...» dando per certo il toponimo di Hibla al luogo dove poi sorse Calloniana. Diverse le tesi sostenute e i siti individuati da storici come Erodoto, Tucidide, Pausania e Stefano Bizantino. Quest’ultimo, addirittura parla dell’esistenza di tre Hible localizzandole, rispettivamente, nei pressi di Augusta, di Ragusa e di Paternò. Secondo noi, invece, l’antico toponimo greco di Hibla Galeota, o Geleotis come qualcuno la chiama, nulla ha da spartire con la nostra Calloniana o col nostro Convicino. La confusione della localizzazione del sito nel nostro territorio, sicuramente, sarà sorta da una trasposizione dell’Hybla Galeoti di Stefano Bizantino accomunata al feudo Galati e nulla più.
Su Grassuliato e su altri abitati dell’interno, e sul significato del nome “Bonifatius”, rinvenuto al “Casale”, ci ricorda l’importante centro abitato, “sorto come tanti altri abitati dalla disgregazione di un vasto predio romano-bizantino” e che successivamente decade fino a scomparire definitivamente.
Identificazione definitiva di Calloniana ripercorre un po’ i temi trattati in “Notizie su Convicino” soffermandosi sui motivi e sulla scientificità delle sue ipotesi per quando riguarda l’identificazione del sito ove sorse la Calloniana romana e delle sue attinenze con Convicino.
Barrafranca (Enna) - Rinvenimenti nel territorio si occupa dei reperti archeologici rinvenuti all’interno dell’abitato di Barrafranca e nel territorio circostante.
Note sul Risorgimento Siciliano con appendice di documenti inediti su uno sbarco Garibaldino (1854-1857) saggio sul risorgimento siciliano dove il Ligotti sostiene alcune tesi che si discostano dalla storiografia ufficiale e ci fanno vedere gli avvenimenti accaduti sotto un’altra luce.
Discussioni di storiografia siciliana medioevale, dove l’Autore contesta il fatto “che la storia della Sicilia, dalla prima metà del sec. XIV fino a tutto il XVIII ed oltre, sia caratterizzata da un lungo periodo di decadenza, durante il quale l’isola, come conseguenza della guerra del Vespro, sia rimasta estranea a tutta la vita italiana ed europea, isolandosi ed infiacchendosi in ogni forma di vita”.
Sul presunto toponimo aragonese di Grassuliato, breve saggio dove disquisisce sul toponimo di Grassuliato che, secondo lui, dovrebbe essere di origine araba o bizantina, mentre Adamesteanu, noto archeologo, lo vorrebbe aragonese.
La penetrazione cristiana nella zona di Barrafranca, Piazza, Pietraperzia e Mazzarino secondo le recenti scoperte, ricostruzione della penetrazione cristiana nel territorio di Barrafranca fatta attraverso i rinvenimenti archeologici.
Anche se non sempre ci troviamo d’accordo con alcune sue ipotesi, non possiamo non riconoscere la serietà degli studi e il rigore scientifico che caratterizzano tutte le opere del Ligotti. Ogni sua scoperta veniva meticolosamente vagliata; e solo quando aveva la certezza delle fondamenta delle proprie teorie metteva al corrente storici e archeologi di chiara fama, come Biagio Pace, Gino Vinicio Gentili e Ross Holloway, della Brown University.
A conferma della validità dei suoi studi, il ministero della Pubblica Istruzione, direzione generale delle accademie e biblioteche, con decreto ministeriale del 21 marzo 1960, nomina, per il triennio 1960/63 Angelo Ligotti Ispettore bibliografico onorario per le biblioteche dei Comuni di Barrafranca, Mazzarino, Gela e Butera, compresi nella circoscrizione della Soprintendenza bibliografica di Palermo. La carica gli viene riconfermata con decreto ministeriale del 18 maggio 1964.

Il dott. A. Ligotti, a sx, mentre riceve il Barrese d’Oro
dal vice prefetto di Enna dott. Gentile.

Per la serietà degli studi, archeologici prima e storici poi; e la notorietà assunta in campo nazionale, furono conferite al dottor Angelo Ligotti numerose onorificenze, tra cui, ricordiamo: Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giorgio di Antiochia; Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Accademico della biblioteca partenopea di Lettere, scienze ed arti; Socio delle Società di Storia Patria di Palermo, Catania, Siracusa, Messina e Napoli.
Angelo Ligotti, oltre che corrispondente di autorevoli riviste scientifiche, storiche, archeologiche e paleografiche, tra cui le riviste “Archivi” e “L’Alfiere”, è stato corrispondente dell’Accademia dei Lincei, delle Società di Storia Patria e dei rispettivi Archivi storici.

Salvatore Licata

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