giovedì 25 dicembre 2014


Giuseppe Fantauzzo

  

Giuseppe Fantauzzo nasce a Barrafranca nel 1851 da Carmelo, ciabattino originario di Mazzarino, e da Agata Guarneri. Sin da bambino Giuseppe mostra interesse per il disegno e l’architettura, tanto che, durante i lavori di restauro della chiesa Maria SS. della Stella (1858), si recava spesso in chiesa dove il grande maestro Vincenzo Signorelli, aiutato dal fratello Salvatore, stava ornando di stucchi le pareti e la volta.
Il Fantauzzo, rimasto affascinato dalla bellezza degli stucchi e dell’opera del Signorelli, decise di intraprendere il cammino artistico del grande maestro e, alla sua morte (avvenuta nel 1876 a Barrafranca dopo aver terminato i lavori di decorazione della chiesa Madre), accettò consapevolmente l’eredità artistica.
Avviatosi alla professione di stuccatore e di indoratore, Giuseppe pensa anche a farsi una famiglia e, verso il 1873, sposa Assunta Guerreri che gli dà otto figli: quattro maschi (Giuseppe, Calogero, Carmelo e Salvatore) e quattro femmine.
Della vita e delle opere del Fantauzzo si sa poco. Le uniche che siamo riusciti a raccogliere le dobbiamo alla paziente ricerca del professor Gaetano Vicari, pronipote dell’Artista, che attraverso ricordi di parenti e visite sul campo ha cercato di ricostruire quel po’ di storia  artistica di Giuseppe Fantauzzo che tutt’ora conosciamo.


Particolare degli stucchi che abbelliscono
la chiesa M. SS della Divina Grazia


Il primo vero grande impegno artistico di Giuseppe Fantauzzo fu la decorazione della chiesa della Madonna dell’Itria, avvenuta fra il 1876 e il 1880, e che eseguì con l’aiuto del fratello maggiore Amedeo. Qui, gli stucchi, che coprono tutto l’interno, si sviluppano in un susseguirsi di fiori, festoni e angeli senza soluzione di continuità, come se gli uni rincorressero gli altri in un continuo sopravanzarsi. Anche se gli stucchi ricoprono tutta la volta e le pareti, l’ornato del decoro si presenta contenuto lasciando integra la struttura architettonica della chiesa, che risulta nitida e chiara. In alto la volta è divisa in cinque ovali che racchiudono pregevoli bassorilievi rappresentanti: l’Annunciazione, la Madonna dell’Itria, la Assunta, San Francesco di Paola e la Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù.
In questa sua prima opera si intravede l’influsso esercitato dal Signorelli, dove l’intreccio tra classico e barocco richiama quello della chiesa Madre, ma in alcuni bassorilievi della volta e nella parte absidale si nota un certo distacco dall’opera del suo maestro, distacco che comincia a fare intravedere l’affermazione della propria personalità artistica. «Nei bassorilievi della volta - scrive il pittore Gaetano Vicari -, il Fantauzzo con minimo sfoggio plastico, con gradazioni di piani appena percettibili, attraverso cui si realizza la prospettiva, raggiunge la massima densità di forma e di espressione».
Un altro importante lavoro realizzato, tra il 1880 e il 1890, dal Fantauzzo riguarda la chiesa di Maria SS. della Divina Grazia. Qui si afferma appieno lo stile del nostro artista che, libero ormai dell’influsso del Signorelli, dà sfogo alla propria fantasia e alla propria creatività, che troveranno il loro culmine nella decorazione della cappella del Seminario di Piazza Armerina. Qui l’insieme degli stucchi risulta quasi geometrico ed elegante, ma nello stesso tempo rivela una certa ingenuità sognante: ne scaturisce un grande senso di pace e di serenità, che invita al raccoglimento ed alla preghiera.


Carro trionfale disegnato dal nipote Musolino  per la festa della
Madonna del Mazzaro a Mazzarino

«Siamo di fronte ad un misconosciuto dell’arte italiana dell’Ottocento - continua il Vicari -, pur trattandosi di un artista d’incomparabili risorse di grazia, fantasia, fervore plastico e ornamentale. Egli, dopo essersi liberato dagli influssi del Signorelli, manifesta tutta la sua personalità, che assorbe i contrasti e le incertezze del suo tempo, rivivendoli con una personalissima impronta di serenità, di leggerezza e di delicatezza. A classificarlo basta quella specie di poema plastico che anima la chiesa della Madonna delle Grazie a Barrafranca, con pastoso e delicato congegno di statue, rilievi ed ornati».
Riconosciuto come valente adornista plastico, scultore, architetto e pittore, Fantauzzo viene chiamato ad eseguire importanti lavori di restauro a Caltagirone, Grammichele, Mazzarino, Pietraperzia e Aidone, dove, abbandonato dal fratello Amedeo, trasferitosi a Palermo, si fa aiutare dai figli Carmelo, Calogero e Giuseppe e dal nipote Antonino Musolino (autore, quest’ultimo, fra l’altro, delle statue poste davanti la facciata del teatro “Garibaldi” di Piazza Armerina e del disegno del Carro trionfale realizzato a Mazzarino, nel 1900, in occasione della festa della Madonna del Mazzaro).
A Caltagirone, assieme al fratello Amedeo, realizza, su disegno dello architetto Gesualdo Montemagno, gli stucchi della chiesa di San Giacomo.
A Grammichele Giuseppe Fantauzzo realizza numerose opere, tanto da farlo decidere a trasferirsi in quel paese con tutta la famiglia. E fu proprio qui che subì il primo incidente di lavoro, fortunatamente senza conseguenze: cadde da un ponte di legno mentre stava lavorando agli stucchi di una chiesa.
Ricevuto l’importante incarico di finire i lavori di restauro della chiesa di San Domenico di Mazzarino (1876), iniziati da Vincenzo Signorelli, il Fantauzzo si trasferisce in quella città dove continua il suo lavoro di stuccatore restaurando e arricchendo di stucchi la chiesa di S. Antonio abate (1879), l’Oratorio della Confraternita del SS. Sacramento (1883), la chiesa dell’Addolorata (1884), la chiesa del Signore dell’Olmo (1886) e “il Cappellone” della chiesa del Carmine (1899). Ma purtroppo, prima ancora di terminare i lavori, cade da un’impalcatura. Le conseguenze non sembravano gravi, tanto da decidere di passare un periodo di riposo a Barrafranca, ma non passarono otto giorni che la morte lo colse a soli 49 anni.
L’opera del Fantauzzo fu continuata dai figli Carmelo e Calogero e dal nipote Antonio Musolino, che riscossero lusinghieri consensi. Tutti e tre, infatti, furono chiamati, verso i primi del ’900, a decorare le navate laterali della chiesa Maria SS. della Stella di Barrafranca, la cappella della Madonna di Lourdes nella chiesa Matrice ed i saloni di palazzo Alberti a Mazzarino.
Con la morte di Carmelo, avvenuta nel 1906, a soli 27 anni, termina la dinastia artistica dei Fantauzzo. Salvatore, infatti, non si interessò mai di arte e andò a fare il segretario comunale a San Cono (Catania). Giuseppe, invece, alla carriera artistica preferì il sacerdozio; pur non di meno scolpì le edicole in legno che racchiudevano i quadri della via Crucis, dipinti dal Vaccaro. Di queste edicole, finemente traforate, e dei quadri della via Crucis, un tempo poste nella chiesa di San Benedetto, non si hanno più notizie.
Ma mentre a Barrafranca si estingueva il ramo maschile di Giuseppe Fantauzzo, a Parigi un altro Fantauzzo si faceva apprezzare come scultore. Si tratta di Carmelo Fantauzzo, di Vincenzo, forse nipote del nostro Giuseppe.

In una delibera del Consiglio comunale, datata 10 luglio 1910, infatti, leggiamo: «Il Consiglio visti i giornali di Parigi “L’Italia” e “Il Risveglio italiano”, dai quali risulta che il concittadino Fantauzzo Carmelo di Vincenzo, nella grande metropoli di Francia, si è affermato uno scultore insigne; ritenuto che il valoroso giovane deve a se stesso e al suo forte sentire la gloria conquistata; con voti unanimi scioglie un sentito tributo di lode al valoroso artista barrese, Fantauzzo Carmelo di Vincenzo, che ha saputo onorare la sua città natia col suo eletto ingegno; e manifesta ogni fervido augurio pel raggiungimento di quella meta che è l’ideale dei Sommi».
Salvatore Licata

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