Giuseppe Fantauzzo
Giuseppe
Fantauzzo nasce a Barrafranca nel 1851 da Carmelo, ciabattino originario di
Mazzarino, e da Agata Guarneri. Sin da bambino Giuseppe mostra interesse per il
disegno e l’architettura, tanto che, durante i lavori di restauro della chiesa
Maria SS. della Stella (1858), si recava spesso in chiesa dove il grande
maestro Vincenzo Signorelli, aiutato dal fratello Salvatore, stava ornando di
stucchi le pareti e la volta.
Il Fantauzzo, rimasto affascinato
dalla bellezza degli stucchi e dell’opera del Signorelli, decise di
intraprendere il cammino artistico del grande maestro e, alla sua morte
(avvenuta nel 1876 a Barrafranca dopo aver terminato i lavori di decorazione della
chiesa Madre), accettò consapevolmente l’eredità artistica.
Avviatosi alla professione di stuccatore e di
indoratore, Giuseppe pensa anche a farsi una famiglia e, verso il 1873, sposa
Assunta Guerreri che gli dà otto figli: quattro maschi (Giuseppe, Calogero,
Carmelo e Salvatore) e quattro femmine.
Della vita e delle opere del Fantauzzo si sa poco. Le
uniche che siamo riusciti a raccogliere le dobbiamo alla paziente ricerca del
professor Gaetano Vicari, pronipote dell’Artista, che attraverso ricordi di
parenti e visite sul campo ha cercato di ricostruire quel po’ di storia artistica di Giuseppe Fantauzzo che tutt’ora
conosciamo.
Particolare degli stucchi che abbelliscono
la chiesa M. SS della Divina Grazia
Il primo vero grande impegno artistico di Giuseppe Fantauzzo
fu la decorazione della chiesa della Madonna dell’Itria, avvenuta
fra il 1876 e il 1880, e che eseguì con l’aiuto del fratello maggiore Amedeo.
Qui, gli stucchi, che coprono tutto l’interno, si sviluppano in un susseguirsi
di fiori, festoni e angeli senza soluzione di continuità, come se gli uni
rincorressero gli altri in un continuo sopravanzarsi. Anche se gli stucchi
ricoprono tutta la volta e le pareti, l’ornato del decoro si presenta contenuto
lasciando integra la struttura architettonica della chiesa, che risulta nitida
e chiara. In alto la volta è divisa in cinque ovali che racchiudono pregevoli
bassorilievi rappresentanti: l’Annunciazione,
la Madonna dell’Itria, la Assunta, San Francesco di Paola e la Nostra Signora
del Sacro Cuore di Gesù.
In questa sua prima opera si intravede l’influsso esercitato dal Signorelli, dove l’intreccio
tra classico e barocco richiama quello della
chiesa Madre, ma in alcuni bassorilievi della volta e nella parte absidale si
nota un certo distacco dall’opera del suo
maestro, distacco che comincia a fare intravedere l’affermazione della propria
personalità artistica. «Nei bassorilievi della volta - scrive il pittore
Gaetano Vicari -, il Fantauzzo con minimo sfoggio plastico, con gradazioni di
piani appena percettibili, attraverso cui si realizza la prospettiva, raggiunge
la massima densità di forma e di espressione».
Un altro importante lavoro realizzato, tra il 1880 e
il 1890, dal Fantauzzo riguarda la chiesa di Maria SS. della Divina Grazia. Qui
si afferma appieno lo stile del nostro artista che, libero ormai dell’influsso
del Signorelli, dà sfogo alla propria fantasia e alla propria creatività, che
troveranno il loro culmine nella decorazione della cappella del Seminario di
Piazza Armerina. Qui l’insieme degli stucchi risulta quasi geometrico ed
elegante, ma nello stesso tempo rivela una certa ingenuità sognante: ne
scaturisce un grande senso di pace e di serenità, che invita al raccoglimento
ed alla preghiera.
Carro trionfale disegnato dal nipote Musolino per la festa della
Madonna del Mazzaro a Mazzarino
«Siamo di fronte ad un
misconosciuto dell’arte italiana dell’Ottocento - continua il Vicari -, pur
trattandosi di un artista d’incomparabili risorse di grazia, fantasia, fervore
plastico e ornamentale. Egli, dopo essersi liberato dagli influssi
del Signorelli, manifesta tutta la sua personalità, che assorbe i contrasti e
le incertezze del suo tempo, rivivendoli con una personalissima impronta di
serenità, di leggerezza e di delicatezza. A classificarlo basta quella specie
di poema plastico che anima la chiesa della Madonna delle Grazie a Barrafranca,
con pastoso e delicato congegno di statue, rilievi ed ornati».
Riconosciuto come valente adornista plastico,
scultore, architetto e pittore, Fantauzzo
viene chiamato ad eseguire importanti lavori di restauro a Caltagirone, Grammichele,
Mazzarino, Pietraperzia e Aidone, dove,
abbandonato dal fratello Amedeo, trasferitosi a Palermo, si fa aiutare dai
figli Carmelo, Calogero e Giuseppe e dal nipote Antonino Musolino (autore, quest’ultimo, fra l’altro, delle
statue poste davanti la facciata del teatro “Garibaldi” di Piazza Armerina e
del disegno del Carro trionfale realizzato a Mazzarino, nel 1900, in occasione
della festa della Madonna del Mazzaro).
A Caltagirone, assieme al fratello Amedeo, realizza, su disegno
dello architetto Gesualdo Montemagno, gli stucchi della chiesa di San Giacomo.
A Grammichele Giuseppe Fantauzzo realizza numerose opere,
tanto da farlo decidere a trasferirsi in quel paese con tutta la famiglia. E fu
proprio qui che subì il primo incidente di lavoro, fortunatamente senza
conseguenze: cadde da un ponte di legno mentre stava lavorando agli stucchi di
una chiesa.
Ricevuto l’importante incarico di
finire i lavori di restauro della chiesa di San Domenico di Mazzarino (1876),
iniziati da Vincenzo Signorelli, il Fantauzzo si trasferisce in quella città
dove continua il suo lavoro di stuccatore restaurando e arricchendo di stucchi
la chiesa di S. Antonio abate (1879), l’Oratorio della Confraternita del SS. Sacramento
(1883), la chiesa dell’Addolorata (1884), la chiesa del Signore dell’Olmo
(1886) e “il Cappellone” della chiesa del Carmine (1899). Ma purtroppo, prima
ancora di terminare i lavori, cade da un’impalcatura. Le conseguenze non
sembravano gravi, tanto da decidere di passare un periodo di riposo a Barrafranca,
ma non passarono otto giorni che la morte lo colse a soli 49 anni.
L’opera del Fantauzzo fu continuata dai figli Carmelo
e Calogero e dal nipote Antonio Musolino, che riscossero lusinghieri consensi.
Tutti e tre, infatti, furono chiamati, verso i primi del ’900, a decorare le
navate laterali della chiesa Maria SS. della Stella di Barrafranca, la cappella
della Madonna di Lourdes nella chiesa Matrice ed i saloni di palazzo Alberti a
Mazzarino.
Con la morte di Carmelo, avvenuta nel 1906, a soli 27 anni,
termina la dinastia artistica dei Fantauzzo. Salvatore, infatti, non si
interessò mai di arte e andò a fare il segretario comunale a San Cono
(Catania). Giuseppe, invece, alla carriera artistica preferì il sacerdozio; pur
non di meno scolpì le edicole in legno che racchiudevano i quadri della via
Crucis, dipinti dal Vaccaro. Di queste edicole, finemente traforate, e dei
quadri della via Crucis, un tempo poste nella chiesa di San Benedetto, non si
hanno più notizie.
Ma mentre a Barrafranca si estingueva il ramo maschile di
Giuseppe Fantauzzo, a Parigi un altro Fantauzzo si faceva apprezzare come
scultore. Si tratta di Carmelo Fantauzzo, di Vincenzo, forse nipote del nostro
Giuseppe.
In una delibera del Consiglio comunale, datata 10 luglio
1910, infatti, leggiamo: «Il Consiglio visti i giornali di Parigi “L’Italia” e
“Il Risveglio italiano”, dai quali risulta che il concittadino Fantauzzo
Carmelo di Vincenzo, nella grande metropoli di Francia, si è affermato uno
scultore insigne; ritenuto che il valoroso giovane deve a se stesso e al suo
forte sentire la gloria conquistata; con voti unanimi scioglie un sentito
tributo di lode al valoroso artista barrese, Fantauzzo Carmelo di Vincenzo, che
ha saputo onorare la sua città natia col suo eletto ingegno; e manifesta ogni
fervido augurio pel raggiungimento di quella meta che è l’ideale dei Sommi».
Salvatore Licata
Nessun commento:
Posta un commento